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Se per i Subsonica "il cielo su Torino
sembra muoversi al tuo fianco", per i Motel Connection il cielo di
Roncade sembra voler entrare e pagare il biglietto.
Una nebbia fitta e insistente non scoraggia certo i fan del gruppo torinese (alcuni arrivati da Gorizia nonostante il tempo), che non riescono a riempire il New Age di Roncade, ma che certo non fanno rimpiangere tutti quelli che se ne sono rimasti a casa.
A spezzare il ghiaccio ci pensa DellA, giovane solista che si getta nell'elettronica più orecchiabile, spaziando da "ehi, sembra Kalkbrenner" a "si vede che apre i Motel Connection". Scalda la folla al punto giusto, che inizia pian piano a muoversi e addirittura a saltare.
Mezz'ora di stretching, potremmo definirla, non sarà memorabile ma ha aperto la strada a quello che, per me, è il sesto live dei Motel Connection cui assisto.
Sono passati ormai 13 anni da quando sono nati, e 12 da quando Santa Maradona di Marco Ponti li ha resi celebri (salvo Santa Maradona dei Mano Negra e Nuvole Rapide dei Subsonica, la colonna sonora è interamente loro); il sesto album, il cui nome è ancora un segreto, uscirà solo ad aprile ma il tour è già iniziato. D'altronde, per una band che è essenzialmente un progetto live, non può che essere naturale esibirsi con dei pezzi che ancora non sono stati pubblicati, incontrando oltretutto il favore incondizionato del pubblico.
Il singolo Midnight Sun è uscito da neanche mezza giornata ma già promette bene, una electrodance che non può lasciare indifferenti e, soprattutto, fermi coi piedi per terra, a ribadire come il trio torinese non si sia certamente adagiato, bensì continui nel suo cammino di costante rinnovamento e sperimentazione, un ricominciare da sè stessi ogni volta.
E' a mezzanotte che Samuel, Pisti e Pierfunk salgono sul palco del New Age e già l'aria che si respira è quella delle grandi performance, con una Uppercut in apertura che è degno del suo nome e ti spiazza, iniziando un'accelerata musicale che durerà un'ora e mezza, a un ritmo serrato che non lascia spazio a pause o ripensamenti, come a dire: "siam qui per far musica e ballare, non c'è tempo per nient'altro!"
Il ritmo sale, concede brevi oasi di tranquillità solo per poi colpirti con una vivacità che non avevo mai sentito prima a un loro live, segno anche che questo collettivo ha finalmente raggiunto una propria maturità sonora e musicale staccata dai propri progetti principali.
Ma questa sera il vero protagonista è proprio il nuovo album, con la curiosità che sale di brano in brano, stuzzicata senza sosta dall'aver quasi ri-arrangiato tutti i pezzi storici per preparare l'arrivo del nuovo venuto. Un arrivo che si fa sentire, che fa da linea di mezzeria nella progressione musicale del gruppo, che si impone in quanto nuovo e più fresco, che si fa scoprire senza fretta ma che, appena ti distrai, ti entra dentro e ti rapisce.
Spazio allo strumentale, spazio a una certa vena di rock e, soprattutto, alla sperimentazione, per un nuovo nato che travolge e conquista, partorito sul palco proprio perché il palco è il suo vero habitat naturale, come a dire che nel lettore mp3 o nelle casse del pc tutto questo suono non potrà che soffrire, per mancanza di spazi dove poter correre ed esprimersi.
Prendete H.E.R.O.I.N. e i Vertical Stage Session, e pensate a qualcosa di completamente nuovo, contaminato da vari generi ma senza mutazioni o aberrazioni, che non potrà che lasciarvi soddisfatti.
E' un concerto poco dialogato, in puro stile Motel Connection, eppure molto partecipato, sarà per l'insolita energia espressa dal trio, sarà per le luci che ti ipnotizzano e ti coinvolgono ancor più nelle sonorità dei torinesi, ma ovunque ti giri la gente balla, che sia sottopalco o in fila al bancone o dietro la regia, nessuno riesce a stare fermo, ed è proprio questo particolare a darci la cifra del livello raggiunto dal progetto Motel Connection: un apparato ormai ben oliato che sa cosa vuole e sa dove sta andando, riuscendo quindi a convincere chi, pur di vederli, ha affrontato decine di chilometri nella nebbia più totale.
Una nebbia fitta e insistente non scoraggia certo i fan del gruppo torinese (alcuni arrivati da Gorizia nonostante il tempo), che non riescono a riempire il New Age di Roncade, ma che certo non fanno rimpiangere tutti quelli che se ne sono rimasti a casa.
A spezzare il ghiaccio ci pensa DellA, giovane solista che si getta nell'elettronica più orecchiabile, spaziando da "ehi, sembra Kalkbrenner" a "si vede che apre i Motel Connection". Scalda la folla al punto giusto, che inizia pian piano a muoversi e addirittura a saltare.
Mezz'ora di stretching, potremmo definirla, non sarà memorabile ma ha aperto la strada a quello che, per me, è il sesto live dei Motel Connection cui assisto.
Sono passati ormai 13 anni da quando sono nati, e 12 da quando Santa Maradona di Marco Ponti li ha resi celebri (salvo Santa Maradona dei Mano Negra e Nuvole Rapide dei Subsonica, la colonna sonora è interamente loro); il sesto album, il cui nome è ancora un segreto, uscirà solo ad aprile ma il tour è già iniziato. D'altronde, per una band che è essenzialmente un progetto live, non può che essere naturale esibirsi con dei pezzi che ancora non sono stati pubblicati, incontrando oltretutto il favore incondizionato del pubblico.
Il singolo Midnight Sun è uscito da neanche mezza giornata ma già promette bene, una electrodance che non può lasciare indifferenti e, soprattutto, fermi coi piedi per terra, a ribadire come il trio torinese non si sia certamente adagiato, bensì continui nel suo cammino di costante rinnovamento e sperimentazione, un ricominciare da sè stessi ogni volta.
E' a mezzanotte che Samuel, Pisti e Pierfunk salgono sul palco del New Age e già l'aria che si respira è quella delle grandi performance, con una Uppercut in apertura che è degno del suo nome e ti spiazza, iniziando un'accelerata musicale che durerà un'ora e mezza, a un ritmo serrato che non lascia spazio a pause o ripensamenti, come a dire: "siam qui per far musica e ballare, non c'è tempo per nient'altro!"
Il ritmo sale, concede brevi oasi di tranquillità solo per poi colpirti con una vivacità che non avevo mai sentito prima a un loro live, segno anche che questo collettivo ha finalmente raggiunto una propria maturità sonora e musicale staccata dai propri progetti principali.
Ma questa sera il vero protagonista è proprio il nuovo album, con la curiosità che sale di brano in brano, stuzzicata senza sosta dall'aver quasi ri-arrangiato tutti i pezzi storici per preparare l'arrivo del nuovo venuto. Un arrivo che si fa sentire, che fa da linea di mezzeria nella progressione musicale del gruppo, che si impone in quanto nuovo e più fresco, che si fa scoprire senza fretta ma che, appena ti distrai, ti entra dentro e ti rapisce.
Spazio allo strumentale, spazio a una certa vena di rock e, soprattutto, alla sperimentazione, per un nuovo nato che travolge e conquista, partorito sul palco proprio perché il palco è il suo vero habitat naturale, come a dire che nel lettore mp3 o nelle casse del pc tutto questo suono non potrà che soffrire, per mancanza di spazi dove poter correre ed esprimersi.
Prendete H.E.R.O.I.N. e i Vertical Stage Session, e pensate a qualcosa di completamente nuovo, contaminato da vari generi ma senza mutazioni o aberrazioni, che non potrà che lasciarvi soddisfatti.
E' un concerto poco dialogato, in puro stile Motel Connection, eppure molto partecipato, sarà per l'insolita energia espressa dal trio, sarà per le luci che ti ipnotizzano e ti coinvolgono ancor più nelle sonorità dei torinesi, ma ovunque ti giri la gente balla, che sia sottopalco o in fila al bancone o dietro la regia, nessuno riesce a stare fermo, ed è proprio questo particolare a darci la cifra del livello raggiunto dal progetto Motel Connection: un apparato ormai ben oliato che sa cosa vuole e sa dove sta andando, riuscendo quindi a convincere chi, pur di vederli, ha affrontato decine di chilometri nella nebbia più totale.