sabato 2 marzo 2013

Motel Connection live @ New Age Club

Parte il nuovo tour dei Motel Connection a introdurre il nuovo album in uscita ad aprile, che nel suo giro per l'Italia fa tappa anche al New Age di Roncade, dove abbiamo avuto modo di sentire un gruppo che più passano gli anni e più riesce a rimettersi in gioco e in discussione.

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Se per i Subsonica "il cielo su Torino sembra muoversi al tuo fianco", per i Motel Connection il cielo di Roncade sembra voler entrare e pagare il biglietto.

Una nebbia fitta e insistente non scoraggia certo i fan del gruppo torinese (alcuni arrivati da Gorizia nonostante il tempo), che non riescono a riempire il New Age di Roncade, ma che certo non fanno rimpiangere tutti quelli che se ne sono rimasti a casa.
A spezzare il ghiaccio ci pensa DellA, giovane solista che si getta nell'elettronica più orecchiabile, spaziando da "ehi, sembra Kalkbrenner" a "si vede che apre i Motel Connection". Scalda la folla al punto giusto, che inizia pian piano a muoversi e addirittura a saltare.

Mezz'ora di stretching, potremmo definirla, non sarà memorabile ma ha aperto la strada a quello che, per me, è il sesto live dei Motel Connection cui assisto.
Sono passati ormai 13 anni da quando sono nati, e 12 da quando Santa Maradona di Marco Ponti li ha resi celebri (salvo Santa Maradona dei Mano Negra e Nuvole Rapide dei Subsonica, la colonna sonora è interamente loro); il sesto album, il cui nome è ancora un segreto, uscirà solo ad aprile ma il tour è già iniziato. D'altronde, per una band che è essenzialmente un progetto live, non può che essere naturale esibirsi con dei pezzi che ancora non sono stati pubblicati, incontrando oltretutto il favore incondizionato del pubblico.
Il singolo Midnight Sun è uscito da neanche mezza giornata ma già promette bene, una electrodance che non può lasciare indifferenti e, soprattutto, fermi coi piedi per terra, a ribadire come il trio torinese non si sia certamente adagiato, bensì continui nel suo cammino di costante rinnovamento e sperimentazione, un ricominciare da sè stessi ogni volta.
E' a mezzanotte che Samuel, Pisti e Pierfunk salgono sul palco del New Age e già l'aria che si respira è quella delle grandi performance, con una Uppercut in apertura che è degno del suo nome e ti spiazza, iniziando un'accelerata musicale che durerà un'ora e mezza, a un ritmo serrato che non lascia spazio a pause o ripensamenti, come a dire: "siam qui per far musica e ballare, non c'è tempo per nient'altro!"

Il ritmo sale, concede brevi oasi di tranquillità solo per poi colpirti con una vivacità che non avevo mai sentito prima a un loro live, segno anche che questo collettivo ha finalmente raggiunto una propria maturità sonora e musicale staccata dai propri progetti principali.
Ma questa sera il vero protagonista è proprio il nuovo album, con la curiosità che sale di brano in brano, stuzzicata senza sosta dall'aver quasi ri-arrangiato tutti i pezzi storici per preparare l'arrivo del nuovo venuto. Un arrivo che si fa sentire, che fa da linea di mezzeria nella progressione musicale del gruppo, che si impone in quanto nuovo e più fresco, che si fa scoprire senza fretta ma che, appena ti distrai, ti entra dentro e ti rapisce.
Spazio allo strumentale, spazio a una certa vena di rock e, soprattutto, alla sperimentazione, per un nuovo nato che travolge e conquista, partorito sul palco proprio perché il palco è il suo vero habitat naturale, come a dire che nel lettore mp3 o nelle casse del pc tutto questo suono non potrà che soffrire, per mancanza di spazi dove poter correre ed esprimersi.
Prendete H.E.R.O.I.N. e i Vertical Stage Session, e pensate a qualcosa di completamente nuovo, contaminato da vari generi ma senza mutazioni o aberrazioni, che non potrà che lasciarvi soddisfatti.

E' un concerto poco dialogato, in puro stile Motel Connection, eppure molto partecipato, sarà per l'insolita energia espressa dal trio, sarà per le luci che ti ipnotizzano e ti coinvolgono ancor più nelle sonorità dei torinesi, ma ovunque ti giri la gente balla, che sia sottopalco o in fila al bancone o dietro la regia, nessuno riesce a stare fermo, ed è proprio questo particolare a darci la cifra del livello raggiunto dal progetto Motel Connection: un apparato ormai ben oliato che sa cosa vuole e sa dove sta andando, riuscendo quindi a convincere chi, pur di vederli, ha affrontato decine di chilometri nella nebbia più totale.

sabato 29 dicembre 2012

Storia di una Shit Army che non si può fermare

Li hanno definiti Black Block, c'è chi ha parlato di terrorismo, chi li vorrebbe dietro le sbarre, chi li chiama Hacker, chi li etichetta come nazifascisti, chi li bolla come cani sciolti: sono la Shit Army, sono organizzatissimi e sono la prima vera rivoluzione culturale nata su Facebook.
Oggi li conosceremo grazie a una veloce intervista avvenuta in totale anonimato, direttamente sul profilo della loro pagina.

La Shit Army nasce il 21 novembre dall'unione di alcuni degli admin di una decina delle fan-page CC (Content Creator, ovvero quelle pagine che creano contenuti invece di copiaincollarli) per debellare a colpi di Shit-Storm quello che viene definito "cancer", il cancro, ovvero tutte quelle pagine che si appropriano di materiale creato da altri, mettendoci il proprio logo e magari monetizzando il tutto, oppure che semplicemente diffondono materiale inutile o dannoso.
Ma cos'è la Shit Army, come si muove e come si organizza una Shit-Storm?

SA è un progetto che nasce interamente su facebook, ruotando attorno alla pagina https://www.facebook.com/pages/Shit-Army/307556362686066?fref=ts unico punto di riferimento per gli utenti interessati; le "prede" vengono prese quasi in maniera democratica, tramite un sondaggio cui possono partecipare tutti gli utenti, salvo che la decisione finale spetta al direttivo, al fine di valutare l'opportunità o la serietà delle proposte; una volta decisa la pagina si crea un evento con una data e un'ora ben precisi, senza indicare l'obiettivo dell'attacco per evitare che si metta preventivamente offline.
Dopodiché si aspetta una settimana, in cui si valutano pro e contro dell'attacco, ci si organizza, si diffonde l'evento e, ancor più importante, il regolamento dell'attaccco.
Perché rivoluzione sarà, ma pure sempre con i guanti bianchi: non vengono tollerati insulti, bestemmie, propaganda e simbologia politica, che comportano l'eliminazione dal movimento.
Perché SA sarà anche un gruppo un pò brancaleonico, ma ci tiene a differenziarsi dai volgari teppisti e da chi sfrutta internet per sfogare frustrazioni e rabbia: si tratta di un attacco sistematico e calcolato, nulla viene lasciato al caso; per questo, durante l'attacco, una decina di persone dello "staff" sarà impegnata solo nel controllo dei partecipanti, per sanzionare chi sgarra.
In gioco c'è il buon nome e la credibilità della Shit Army.
Arriva il giorno, anzi, la sera dell'attacco:
la loro azione più famosa resta quella alla pagina ufficiale di Vasco Rossi, proposto dall'utenza e che sino all'ultimo se l'era rischiata contro uno degli emblemi della pagine "cancer": Tua Madre è Leggenda; la vittoria sul filo di lana del Blasco non è di quelle di cui vantarsi, il rocker emiliano è difatti sotto accusa per il suo sprezzante attacco alla libertà di pensiero a causa della sua querela (mai ritirata) a Nonciclopedia, e il popolo della rete certe cose non le dimentica facilmente (d'altronde uno dei motti di Anonymous non è proprio "Never Forgive, Never Forget"?).
Il sentimento era così diffuso che dai 1500 partecipanti iniziali, durante la Shit-Storm si è raggiunto un picco di quasi 4000 utenti, tanto che in 18 minuti la pagina è dovuta andare offline, un risultato inaspettato per tutti, segno di come ci sia una voglia di riscossa culturale in una parte dell'utenza di facebook.

La Shit-Storm non è un'azione violenta, anzi da vedere è anche un piccolo spettacolo: migliaia di persone che parlano, discutono, dialogano con gli utenti spiegando le ragioni dell'attacco e instaurano un serratissimo dibattito sulle proprie motivazioni in puro stile 2.0
Ecco che sulla pagina di Emis Killa si parla del fatto che è sbagliato supportare chi istiga all'omofobia (“I ricchioni che si fanno in strada e vorresti ammazzarli, froci!!” – Milano Male), sulla pagina del Blasco si è parlato di difesa della libertà di pensiero e di satira, in altre pagine di importanza di diritto d'autore e di rispetto delle opere altrui, oltre che dell'onestà nel non lucrare su contenuti generati da qualcun altro.
L'obiettivo? Riuscire a far capire l'importanza di questi messaggi anche solo a uno dei fan.
La Shit Army è un caso molto interessante, perché si tratta del primo movimento al mondo in grado di poter raggiungere obiettivi simili (la chiusura di una fan page con più di 3milioni di iscritti, su tutte), crescendo senza sosta di azione in azione; un'organizzazione tale da potersi permettere la schedulizzazione di una shitstorm domenicale a 6 pagine; una a 20minuti dall'altra.
Con una visita doverosa alla pagina di Don Piero Corsi, il tristemente famoso sindaco di Lerici, che incolpa le donne di istigare alla violenza.
Un allargamento al sociale e anche a nuovi media, pregustando una mobilitazione anche in altri social network e, quando la macchina sarà ormai ben rodata, a nuove realtà che inquinano la rete, culturalmente e socialmente.
Shit Army come primavera araba in salsa Facebook? Forse è questa la rivoluzione culturale che tutti stavamo aspettando.

martedì 25 settembre 2012

Com'è una manifestazione a Venezia?

"No Grandi Navi" è un movimento stupendo, che vuole salvaguardare la salute di una città che di problemi ne ha già tantissimi, proteggendola dal passaggio di giganteschi leviatani che, per spremere pochi denari a turisti di massa, attraversano la città facendogli vedere... i tetti!



Venezia è progettata per esser vissuta ad altezza uomo, per essere guardata dal basso delle sue calli, al centro dei suoi campi, non dai ponti di navi alte decine e decine di metri!

Eppure il consumismo non risparmia nulla e nessuno, anzi pretende di vendere l'invendibile a scapito di tutto il resto, chissenefrega se le onde di queste balene bianche sgretolano piano piano le fragili fondamenta di una città unica, irripetibile, irreplicabile.

E quindi non solo è necessario protestare, ma civilmente è quasi obbligatorio dire di no a un simile scempio, che nulla apporta alla cultura, alla città e ai cittadini!

Ma Venezia non è Roma o Washington o Berlino, a Venezia non è così semplice fare un corteo, soprattutto se protesti contro delle navi!

Quindi?

Quindi la protesta si fa in barca! Ti ci cali dentro, speri che quello che la guida sappia il fatto suo, e ti prepari a bagnarti. Te la metti proprio via che ti bagnerai!

E poi ti trovi in una barchetta, un guscetto di noce creato per muoversi agilmente tra le strette calli di Venezia, e davanti a te c'è un mostro bianco, spaventoso, altissimo. Tutte queste barchette attorno alla bestia, come dei balenieri attorno al re dei mari! Le onde che muove sono più alte della barca in cui ti trovi, il rollio è spaventoso e lo stomaco vien messo a dura prova, arriva acqua dappertutto (e no, l'acqua di Venezia non è acqua, è qualcosa di agghiacciante) e sei la, impotente:
non puoi far altro che urlare slogan, agitare le bandiere e pregare di non cadere in acqua, che non avete idea della profilassi che fanno in ospedale per chi cade nei canali!

Solo che, ancestralmente, i grandi si curan poco dei piccoli, migliaia di tonnellate di ferro non verserebbero una lacrima per qualche chilo di legno e alluminio, quindi bisogna stare attenti a non essere schiacciati!

Ma non potrà mica esser così semplice, vi pare? E' pur sempre un corteo, una manifestazione, una protesta: vorrete mica dirmi che non c'è la Polizia a Venezia!

E a Venezia come si muove la Polizia? In barca, che domande! E in acquascooter! E... in elicottero.

Gli elicotteri sono un'invezione spettacolare, comodissima, evolutissima! Avete mai visto un elisoccorso che scende in picchiata verso un punto preciso? Stupendo!

Ma quando sei in una barchetta leggera leggera, un elicottero che s'avvicina troppo è pericoloso, molto pericoloso, troppo pericoloso: lo spostamento d'aria è una sferzata continua che già da sola basterebbe a capovolgere i legni più leggeri, se poi ci si aggiungono le onde, veloci, violente e neanche tanto basse, non puoi che aggrapparti e pregare che non si rovesci tutto.

Ed ecco quindi che tra acquascooter che ti tagliano la strada e si mettono a girarti intorno sgasandoti addosso litri su litri di acqua non proprio di colonia, vedette della polizia che corrono a destra e a manca e ti sfiorano di pochissimo, elicotteri curiosi che s'avvicinano e ti senti volare via e ribaltare, quel mostro bianco enorme che avanza e che è già un miracolo se ti vede.... ecco quindi che manifestare a Venezia non è semplice, non è una passeggiata come a Roma, dove basta avere polpacci resistenti e tanto fiato; certo, a Venezia se sei in acqua non becchi manganellate o lacrimogeni, ma chissà mai che l'arrembaggio non finisca in un "accidentale" speronamento!

Ma un'immagine vale più di mille parole, ed abbiamo anche due punti vista: dal basso dei manifestanti, e dall'alto dei turisti!


Canal Grande a Venezia, 16 Settembre 2012: Corteo Marino No Grandi Navi: la vista dal basso
(fonte: GlobaltvProject)



Canal Grande a Venezia, 16 Settembre 2012: Corteo Marino No Grandi Navi: la vista dall'alto
(fonte: AnitaBenner)




giovedì 30 agosto 2012

Brood War Aria

Brood War Aria - Starcraft: Brood War intro


Morituri te salutant
Via solaris.
Morituri te salutant
Precia ob orgia.
Creatorum res devincio
Requiescat in pace verna mori.

N'Ayez pas peur
De soufrir
Le futur
Nous attend

Les soldats reviendront!

Arriveront victorieux!
Donnez tout pour l'honneur!

mercoledì 8 agosto 2012

Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!

F. Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 125

125. L’uomo folle. – Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione piú grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “Vengo troppo presto – proseguí – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è ancora sempre piú lontana da loro delle piú lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”. Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”.


martedì 17 luglio 2012

Meno di due mesi di governo Hollande, e la Francia è un posto di gran lunga migliore

Ecco cosa ha fatto Hollande (non parole, fatti) in 56 giorni di governo: ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate. Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione d...elle “vetture aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Touchè. Via con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”. Ha abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione. Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali. Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale. Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, rivistucole, fondazioni, e case editrici, sostituite da comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate. Ha varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa supplementare: prendere o lasciare. Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio.
Risultato: ma guarda un po’ SURPRISE!! Lo spread con i bund tedeschi è sceso, per magia. E’ arrivato a 101 (da noi viaggia intorno a 470). L’inflazione non è salita. La competitività re la produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la prima volta da tre anni a questa parte.
Hollande è un genio dell’economia?
 

mercoledì 11 luglio 2012

Sentenza Diaz,quando la democrazia è in cortocircuito

Perplessità sulla sentenza Diaz:
1) sono passati 11 anni, sono troppi
2) sono andati a colpire alti funzionari della polizia che, grazie ad una legge creata ad hoc (legge 187 2010) seppur condannati come diretti responsabili, non dovranno sborsare un euro per risarcire le vittime (pagherà lo Stato)
3) i 300 agenti "macellai" responsabili delle violenze alla Diaz e Bolzaneto non sono stati condannati, reato in prescrizione. Tra l'altro si sono succeduti diversi governi nel frattempo e nessun ministro dell'interno sia di destra che di sinistra ha richiesto che venissero resi noti i nominativi di questi agenti
4) non è stato introdotto ancora nel codice penale italiano il reato di tortura nè sono state introdotte leggi per garantire l'accertamento di responsabilità per la violazione dei diritti umani (a chiedercelo è Amnesty International)
5) come al solito chi era in parlamento e si è reso artefice e spettatore di questo massacro non è stato nemmeno sfiorato da questa indagine. L'allora ministro Castelli per esempio, che andò a Bolzaneto, il giorno 22 luglio 2001 tra mezzanotte e le 2, tra le persone torturate, lesionate in maniera anche grave e seviziate. "Nessun pestaggio" questa fu la sua dichiarazione.